La lombalgia altro non è che il comunemente detto “mal di schiena” che interessa la regione lombare; può essere mediana cioè lungo la colonna vertebrale o lateralizzata ai fianchi.
La sciatalgia è invece un dolore che si irradia lungo uno od entrambi gli arti inferiori e che può essere associato a lombalgia; in tal caso si parla di lombo-sciatalgia.
La causa più frequente di lombosciatagia è l’ernia discale. L’ernia del disco lombare è una malattia degenerativa del disco intervertebrale e, statisticamente, si manifesta in modo più rilevante nelle persone
di età compresa tra i 30-50 anni. Il disco intervertebrale è quel cuscinetto interposto fra due vertebre, che funge da legante e da ammortizzatore fra queste, ed è formato da un involucro esterno molto resistente,
fibroso, chiamato anulus, ed un contenuto interno più molle ed elastico, chiamato nucleo polposo.
Il disco subisce deformazioni e pressioni che, a volte, superano i limiti di elasticità a causa di lavori fisicamente impegnativi, traumi continuativi, posture sbagliate in un fisico geneticamente predisposto, movimenti ripetitivi, movimentazione di pesi, nella mancanza di attività fisica, nell’eccesso peso, nei lavori sedentari, ecc.
L’anello fibroso può deformarsi sotto la spinta elastica del nucleo-polposo (ernia contenuta) o rompersi, facendo fuoriuscire il nucleo-polposo (ernia espulsa) ed invadendo il canale vertebrale e comprimendo le radici nervose responsabili della sciatalgia stessa. In presenza di un‘ernia discale sintomatica il primo trattamento da intraprendere deve essere obbligatoriamente «conservativo». Solo in rari casi con compromissione delle strutture nervose e paralisi agli arti inferiori si interviene precocemente all’insorgenza dei sintomi.
Alla terapia farmacologica iniziale con antinfiammatori e miorilassanti, da proseguire per almeno 7-10 gg., si deve associare il riposo con astensione assoluta da sforzi fisici anche lievi, (evitare di sollevare pesi
superiori ai 3-4-Kg od effettuare movimenti forzati del tronco in rotazione, evitare di assumere posizioni scorrette o restare fermi nella stessa posizione per lunghi periodi, evitare flessioni del tronco).
Le migliori terapie sono quelle combinate, che associano cioè più farmaci di gruppo diverso contemporaneamente (es. fans + cortisonico + miorilassante).
In presenza di una sintomatologia con durata superiore alle sei/otto settimane, di una sciatalgia persistente che non risponde al trattamento analgesico prolungato e dopo il fallimento delle terapie adeguatamente
condotte, l’intervento chirurgico può divenire “giustificato” ed essere la reale soluzione del problema. L’intervento chirurgico convenzionale con ampie ferite chirurgiche, demolizioni della colonna vertebrale
a livello dell’ernia, ha rappresentato per molti anni il trattamento di scelta nell’intento di andare a rimuovere il frammento discale espulso. Le complicanze intra e postoperatorie temibili, quali le infezioni, il danno alle radici nervose, le complicanze vascolari immediate o tardive e l’instabilità vertebrale presentavano complessivamente un’incidenza pari al 3-6%, con rischio di reintervento al 3-15%.
Oggi l’intervento chirurgico così demolitivo è stato pressoché completamente abbandonato e sostituito da tecniche sempre più miniinvasive e microchirurgiche. L’utilizzo del microscopio operatorio e l’avvento
della chirurgia spinale mini-invasiva, l’utilizzo del Laser percutaneo, ha portato per il paziente importanti vantaggi; ferite e cicatrici poco visibili, ridotti tempi di intervento e degenza, tempi di recupero
dell’attività lavorativa, fisica e sportiva molto ridotti.
Ricordiamoci però la storia naturale della malattia. Numerosi studi radiologici hanno dimostrato, che in pazienti con ernia discale, questa si rimpiccolisce con il tempo. In uno di questi sono stati studiati un gruppo di pazienti e nel 62% l’ernia è regredita, in 6-8 settimane. Il 70% di questi è migliorato nell’arco di 4 settimane con terapie non invasive e, di questi, il 60% è tornato al lavoro nello stesso periodo. Circa il
90% dei pazienti trattati con antinfiammatori, o infiltrazioni locali, terapie fisiche sono risultati guariti dal dolore nell’arco di poco più di due mesi e nell’anno, solo il 10% ha dovuto fare ricorso alla chirurgia.
Confrontando due gruppi di pazienti affetti da ernia sintomatica operata e non operata, si è visto che il decorso clinico di quelli operati era migliore rispetto a quello dei non operati (90% contro 60%) fino a 4 anni dopo l’insorgenza dei sintomi; gli operati guarivano più rapidamente, ma a 10 anni di distanza i risultati finali erano identici nei due gruppi. Dopo l’intervento i risultati migliori riguardano il miglioramento del deficit motorio, quello sensitivo è scarsamente responsivo.
La storia insegna che non ci sono maghi, ne fattucchieri, non ci sono stregoni ne sciamani, ma se si vuole guarire di ernia distale solo il tempo e il consiglio di professionisti esperti ti possono aiutare.