Mal di schiena intrattabile: la chirurgia moderna e più sicura

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Un intervento mini-invasivo di «fusione lombare» consente di liberarsi da un dolore destinato a diventare cronico e a compromettere la qualità della vita

Mal di schiena o «lombalgia». Ma cos’è la lombalgia? È il primo stadio degenerativo della regione lombare e sacrale, legata al fisiologico e naturale invecchiamento della colonna vertebrale e all’instaurazione dei processi artrosici che gradualmente interesseranno le varie strutture della schiena.
Il primo trattamento da intraprendere deve essere obbligatoriamente «conservativo». Solo in rari casi con compromissione delle strutture nervose e paralisi agli arti inferiori si interviene precocemente
all’insorgenza dei sintomi.
Trattamento conservativo caratterizzato da un’iniziale terapia farmacologia con Antinfiammatori e miorilassanti, da proseguire per almeno 7-10 giorni. A questa si deve associare il riposo con astensione assoluta da sforzi fisici anche lievi, (evitare di sollevare pesi superiori ai 3-4-Kg od effettuare movimenti forzati del tronco in rotazione, evitare di assumere posizioni scorrette o restare fermi nella stessa posizione per lunghi periodi, evitare flessioni del tronco). Di certo è bene non far da se, ma è sempre meglio appoggiarsi al proprio medico di fiducia o ad uno specialista. Dopo la fase iperacuta si può intraprendere un percorso fisioterapico con ginnastica specifica con allungamenti, manipolazioni, TENS: i metodi sono numerosi, ma ugualmente efficaci se correttamente eseguiti. L’importante è essere molto regolari e costanti nel praticare gli esercizi consigliati, svolgendoli anche a casa con regolarità.

Nel percorso conservativo altre tipologie di trattamento sono state prese in considerazione con risultati variabili. Tra queste l’ozonoterapia o l’agopuntura, delle quali tanto si sente parlare e che spesso vengono
inadeguatamente suggerite o eseguite da Persone poco competenti.
C’è un mal di schiena che però non passa né con la terapia farmacologica, né con la fisioterapia e neppure con le infiltrazioni.
In queste circostanze, se lo studio radiologico con Radiografie lombari e Risonanze magnetiche lombosacrali evidenziano restringimenti del canale che contiene i nervi (detta anche stenosi lombare) o una instabilità vertebrale con scivolamenti delle vertebre o degenerazioni importanti dei dischi intervertebrali, allora un intervento mini-invasivo di “fusione lombare” consente di liberarsi da un dolore destinato a diventare cronico e a compromettere la qualità della vita.

I vantaggi sono evidenti: un taglio di 4-5 centimetri contro i 20-25 di un normale intervento, ma soprattutto un recupero molto più veloce: dopo due-tre giorni il paziente è a casa.
Le tecniche moderne per il trattamento del mal di schiena e della sciatalgia intrattabile sono importate dagli Stati Uniti, e sono ormai da tempo utilizzate dalla nostra Equipe costituita da neurochirurghi di esperienza che da molti anni si occupano del trattamento di ogni problematica relativa alla colonna vertebrale dal mal di collo cervicale al più fastidioso mal di schiena lombare. Il 15-20 % delle lombalgie riguarda casi che oggi possono essere risolti dalla chirurgia Mini-Invasiva. Un numero piuttosto alto di persone potrebbe quindi trovare una soluzione che, di fronte ad un intervento molto più invasivo, veniva scartata. Molti rinunciavano o erano gli stessi medici a sconsigliare l’intervento. Questa tecnica, invece, consente di regalare una vita migliore anche a pazienti ottantenni: Non è l’età anagrafica che conta, ma le condizioni di salute. Un paziente diabetico, cardiopatico grave con molte complicanze non lo si può operare, mentre possiamo portare in sala operatoria un ottantenne che gode di buona salute. Con questa tecnica si divaricano meno i muscoli rispetto all’intervento normale e questo riduce sensibilimente il dolore post-operatorio e anche il sanguinamento. Le tecniche mini-invasive si avvalgono di un sofisticato sistema di divaricazione con illuminazione integrata a fibra ottica e monitoraggio continuo della funzionalità dei nervi così da ridurre in maniera drastica e i controlli radiologici intraoperatori e la possibilità di avere complicazioni neurologiche nel post-opertaorio. La chirurgia mininvasiva rappresenta una “conquista” della chirurgia moderna: riduce l’aspetto “demolitivo” dell’atto chirurgico e ne esalta l’aspetto curativo o riparativo. Va sottolineato che non sempre è applicabile e come per tutte le manovre mediche le indicazioni vanno decise caso per caso. Non è un trattamento semplicemente “cosmetico”, ossia riduzione o assenza dell’incisione cutanea, ed è prevedibile che il suo sviluppo progredisca oltre limiti finora inimmaginabili.

Il dottor Matteo Giannini è medico Neurochirurgo specializzato nel trattamento della colonna vertebrale.
Ha oltre 20 di esperienza: si è laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli studi di Brescia nel 1998 e ha conseguito la specializzazione nel 2003 presso la Scuola di specializzazione di Neurochirurgia degli Spedali Civili di Brescia.

Oggi ha all’attivo più di duemila interventi di chirurgia vertebrale strumentata e non, chirurgia mini invasiva del rachide, trattamento delle fratture e lesioni midollari post-traumatiche vertebrali. Opera come libero professionista e Consulente Neurochirurgo presso ambulatori, cliniche e case di cura in tutta Italia.

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